
La nuova barista dell’Honey Bar era davvero carina e gentile ma, purtroppo sbadata.
Da quando era stata assunta, circa una settimana prima, aveva rotto innumerevoli tazze e creato una serie di piccoli inconvenienti.
Quella mattina aveva dimenticato un toast sulla piastra, bruciandolo e riempiendo di un fumo denso e acre la piccola sala delle colazioni. Incidente che aveva fatto scappare via quasi tutti i clienti.
“Che scocciatura!” Pensò Norman, “questo odore mi resterà addosso e mi tormenterà per tutto il giorno” ma, aveva troppo bisogno di un caffè e di restare qualche minuto da solo, seduto al suo tavolo preferito, quello davanti la grande vetrata affacciata sul minuscolo giardino interno.
Così ordinò il solito e si diresse a passo svelto verso il suo posto.

Alcune piccole finestrelle erano state lasciate aperte per far entrare l’aria fresca e consentire al locale di tornare alla normalità.
Norman trovò davvero gradevole l’aria fresca che entrava e sentì il cinguettio degli uccelli che affollavano quel piccolo spazio verde adiacente al locale.
Ada, la cameriera, arrivò quasi subito, poggiò il caffè e la brioche sul tavolino, sorrise, si scusò per l’accaduto e tornò veloce alle sue mansioni.
L’ odore di toast bruciato gli impedì di sentire il profumo di quella colazione che tanto amava, cosa che lo infastidì tantissimo. “Che brutto inizio di giornata”, pensò.
Assorto nei suoi pensieri grigi non si accorse del piccolo uccellino che, approfittando della finestra aperta, si appresta a ricevere quello che per lui doveva essere un gustoso bottino: le poche briciole cadute dalla brioche che stava per addentare.

Era sorpreso da quell’incontro e dalla spavalderia del pennuto che incurante beccava ciò che trovava ai piedi del tavolo.
Pensò che fosse giovane e quella audacia gli riportò alla mente le sue incursioni nella stanza dove nonna teneva le caramelle.
Ah quella casa che profumava di cibo buono e sapone di Marsiglia.
Il piccolo animale beccò qualche briciola e volò via, tornando tra i rami degli alberi del giardino, mentre Norman ripensava alle sue giornate di bambino, le corse in bici, le caramelle, i panni stesi e profumati, gli aranci e i ciliegi di quella casa, che stava quasi per dimenticare.
Intanto il profumo del caffè aveva riempito la sala, il fumo era sparito, il solito brusio delle chiacchiere degli altri avventori ricopriva il cinguettio degli uccelli. Norman si alzò, si incamminò verso la cassa, pagò, uscì dal locale e si diresse al lavoro, sorridendo.
